L'abbazia camaldolese

L’11 aprile del 1512, lungo la riva del fiume Ronco, pochi km a sud della città, l’esercito francese affrontò e batté sul campo la Lega Santa, formata da spagnoli e napoletani. La Battaglia di Ravenna è ricordata come uno dei più cruenti conflitti della Guerra d’Italia, rappresentò una sorta di spartiacque del mondo moderno, segnata anche dall’avvento dell’artiglieria pesante.

Al termine dello scontro la città subì la strage e le violenze del sacco e ne restò devastata.

I monaci camaldolesi del monastero di Classe, dove si trovavano fin dal 1138, decisero allora di ritirarsi all’interno delle mura cittadine. Scelsero un luogo nei pressi dell’Ospedale della Misericordia, tenuto dall’Ordine sin dai primi del XV secolo. Il primo nucleo del monastero era compiuto già nel 1515, anche se di esso non restano quasi tracce, a causa dei lunghi e continui lavori di ampliamento.

Quando, nel 1536, i monaci chiesero e ottennero dal papa l’esenzione dal dovere di ospitalità per poter dismettere l’Ospedale della Misericordia, venne avviata una serie di lavori che si protrassero per tre secoli.

Il nuovo chiostro grande, realizzato su progetto di Giulio Morelli, architetto del granduca di Toscana, venne edificato tra il 1620 e il 1625

Nel 1633, dopo una serie di lavori, la chiesa di San Bartolomeo fu intitolata a San Romualdo. Attorno alla metà del Seicento venne realizzato anche il nuovo ospizio, sul lato settentrionale del refettorio vicino al chiostro piccolo.

Alla metà del Seicento il monastero era divenuto quello che Giuseppe Antonio Soratini, architetto e monaco camaldolese, nel 1759 ha definito “L’Escuriale de’ Camaldolesi”, uno dei monasteri più importanti che i camaldolesi possedevano in Italia.

Il monastero ospitava scuole e accademie che tenevano sedute pubbliche e possedeva una libreria tanto nutrita quanto preziosa. E proprio la biblioteca era destinata a diventare il centro attorno al quale crebbero le attività culturali dell’abbazia camaldolese.