Il palazzetto bizantino, riportato alla luce nel centro della città Ravenna nella prima metà degli anni Novanta, è costituito da quattordici ambienti coperti e due cortili. È stato costruito in tre fasi successive: la prima risale alla fine del V secolo, la seconda alla metà del VI secolo, la terza alla fine del VI secolo. Tutte le stanze erano pavimentate in tarsia di marmo o a mosaico, con raffinate geometrie e inserti figurati in tessere policrome. I pavimenti di mosaico del Palazzetto - e tutte le strutture a esso collegate, come la strada e le murature - sono stati ricollocati nel luogo di origine dopo un attento restauro.
È l’unica abitazione privata risalente al periodo della quale sono stati rinvenute sia buona parte della pianta sia l’intero pavimento musivo. Era probabilmente la dimora di un funzionario di corte.
Il palazzetto è costituito da 14 vani e due cortili.
Le stanze sono decorate da pregiati mosaici. La Stanza 10 è la più considerevole dell’edificio, non solo per le dimensioni, è infatti lunga 12 metri e larga 7, ma soprattutto per il valore artistico e iconografico dei suoi due pavimenti musivi, realizzati con ampio impiego di paste vitree e tessere d’oro, uno conservato solo parzialmente e l’altro decorato da un emblema che rappresenta la “Danza dei Geni delle Stagioni”, raffigurata da quattro figure maschili che danzano, per l’appunto i Geni delle Stagioni, accompagnate da un suonatore di siringa.
Per consentire la visione dei mosaici è stato costruito un ambiente ipogeo totalmente stagno.