La chiesa di San Romualdo si erge su un precedente luogo di culto, la chiesa di San Bartolomeo in Terricula. In età medievale San Bartolomeo venne restaurata grazie ai Da Polenta e nel 1515 passò ai camaldolesi i quali, dopo un’opera di rifacimento, la intitolarono a San Romualdo, ravennate e fondatore della regola camaldolese.
La chiesa abbaziale è stata costruita intorno al 1630 su disegno di Luca Danese, architetto ravennate. Secondo Gaetano Savini il muro prospiciente via Rondinelli apparteneva al precedente edificio medievale, anche se le caratteristiche dei laterizi e la tecnica costruttiva rimandano più verosimilmente all’età rinascimentale o moderna.
La chiesa è a navata unica, con tre cappelle per ciascun lato. Al suo interno hanno lavorato i migliori artisti locali del Settecento, decorandola riccamente di quadri, affreschi, sculture e stucchi. Al suo interno è possibile ammirare gli affreschi di Gian Battista Barbiani e l’altare di Camillo Morigia.
La sacrestia, oggi Sala Muratori, ha un ingresso diretto su via Baccarini. Tra l’ingresso della Sala Muratori e quello della biblioteca Classense si trova la Manica Lunga o Sala degli otto pilastri, progettata nel 1984 da Marco Dezzi Bardeschi. La Manica Lunga è un corridoio illuminato artificialmente e con una volta sorretta da una sequenza di sei pilastri in mattone e di due colonne in granito. È decorata da un pregiato pavimento musivo realizzato dagli allievi dell'Istituto d'Arte di Firenze e di Ravenna e dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna. Il mosaico rappresenta il perimetro delle terre emerse del polo Sud e le rotte di approdo a queste terre.
Dal 1935 San Romualdo è stata adibita a Sacrario civico dei caduti in guerra e in prigionia. Dal 1997 al 2018 è stata sede del museo del Risorgimento, oggi a palazzo Guiccioli.