È stato lo storico e critico d’arte Federico Zeri a dare il nome di Domus dei “Tappeti di Pietra” al complesso archeologico rinvenuto a Ravenna nel 1993 durante dei lavori per la realizzazione di un garage sotterraneo.
Il quartiere compreso tra le odierne via D’Azeglio, via Barbiani e via Cavour celava, infatti, i resti di un antico quartiere residenziale, testimonianza dell’architettura, dell’arte e della vita quotidiana in epoca bizantina ed è per questo considerato uno dei più importanti ritrovamenti archeologici del XX secolo. I lavori di scavo hanno portato alla scoperta di una stratigrafia complessa che getta luce sulle metamorfosi della zona dal I secolo d. C. fino all’XI: una domus di età repubblicana e augustea; una domus del II secolo con pavimenti di mosaico bianco e nero; un impianto termale romano del III secolo, dotato di vasche decorate con marmi e mosaici; alcuni edifici tardoimperiali decorati a mosaico e probabilmente destinati a uso abitativo; un palazzetto di epoca teodericiana e bizantina; una necropoli altomedievale, nella quale sono state rinvenute tombe e corredi databili tra il VII e l’XII secolo; una casa medievale del X-XI secolo. Il quartiere si erge sull’antico reticolo stradale romano, quasi in corrispondenza dell’attuale via D’Azeglio.
Tra le strutture scoperte si è privilegiato per l’esposizione al pubblico il cosiddetto Palazzetto Bizantino, risalente al VI secolo, per via della varietà dei suoi mosaici e della presenza di motivi decorativi unici in grado di gettare nuova luce sull’epoca bizantina.
Alla domus si accede dalla chiesa di Sant’Eufemia, ubicata su un precedente luogo di culto cristiano considerato il più antico dell’Emilia Romagna.