Dante Alighieri morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, pare, ma non è certo, per una febbre malarica contratta di ritorno da un viaggio a Venezia compiuto per conto di Guido Da Polenta, che lo ospitava nell’esilio.
I funerali solenni si svolsero nella basilica di San Francesco e la salma venne collocata in un’arca di marmo all’esterno del muro del chiostro attiguo alla chiesa, dove si trova l’attuale tomba.
Nel 1483, Bernardo Bembo, podestà veneziano a Ravenna, fece ricostruire il tempietto a proprie spese, affidando l’incarico a Pietro Lombardo.
Fatta eccezione per alcuni interventi di manutenzione dei frati minori di San Francesco, il sepolcro fu a lungo trascurato.
Col suo arrivo a Ravenna come legato pontificio, nel 1778, Luigi Valenti Gonzaga decise di ricostruire il sacello dantesco, affidando l’incarico a Camillo Morigia.
Morigia creò un piccolo tempio a pianta quadrata, coronato da una cupola in stile neoclassico, inaugurato nel 1780.
Nel 1921, in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario della morte di Dante, il tempietto venne decorato con marmi policromi e bronzo. Sulla parete di fronte all'entrata è collocato il bel bassorilievo con il ritratto di Dante, scolpito da Pietro Lombardo nel 1483; ai piedi dell’arca sepolcrale si trova una ghirlanda di bronzo donata dall’esercito nel 1921; sul lato destro si trova un’ampolla realizzata da Giovanni Mayer e donata dalle città giuliano-dalmate nel 1908.