Classe

La pineta


Chiamata in antichità Pineta di Chiassi, la pineta di Classe si estende per circa 700 ettari, delimitata a nord dalla via della Sacca, che conduce alla foce del Fiume Bevano e a sud dal Bevano stesso. È limitrofa alla Valle dell'Ortazzo, sito naturalistico del Parco Regionale del Delta del Po.

Se non è documentata con certezza l’esistenza di una pineta il cui legname veniva usato per costruire le navi già ai tempi di Augusto, è certo che dall’anno mille i boschi litoranei erano stati attribuiti grazie a delle concessioni alle abbazie di S. Vitale, Classe, Porto e S. Giovanni Evangelista.

I monaci ebbero in concessione le pinete, fonte di entrate economiche grazie alla legna e ai pinoli, fino al 1797, anno in cui vennero espropriate per volere di Napoleone. Le pinete divennero “bene nazionale” per tornare di proprietà dello Stato Pontificio nel 1815.

Nel 1862, dopo l’unificazione italiana, Vittorio Emanuele II istituì una speciale Amministrazione per la sorveglianza, custodia ed incremento de’ pineti di Ravenna. Il Comune di Ravenna prese formale possesso delle pinete il 4 gennaio 1874.

All’inizio del XX secolo le leggi promosse dal senatore Luigi Rava determinarono la nascita delle pinete demaniali litoranee, lungo tutta la fascia costiera ravennate. Nel secondo dopoguerra, lo sviluppo industriale e turistico causarono un notevole deperimento delle pinete, mentre con l’abbandono della coltivazione la pineta si trasformò gradualmente in bosco misto, vista la difficoltà del pino domestico a rinnovarsi naturalmente per le sfavorevoli condizioni climatiche, aggravatesi con il fenomeno della subsidenza (lento abbassamento della crosta terrestre).

La pineta di Classe ha affascinato numerosi artisti e viaggiatori, Dante la cita nel canto XXVIII del Purgatorio, Boccaccio nell’ottava novella della quinta giornata del Decamerone dedicata a Nastagio degli Onesti, Botticelli, ispirato dal racconto di Boccaccio, la ritrae in quattro celebri dipinti che illustrano la storia di Nastagio e Bianca Traversari.