Nel VI secolo, con goti e Bizantini, Ravenna subì profonde trasformazioni politiche che incisero anche sui costumi e sulla vita della popolazione.
Salda nel suo ruolo di capitale anche nel succedersi delle dominazioni, nel 493 Ravenna era stata conquistata dai goti che avevano introdotto il culto ariano. Nel 540 avevano preso il potere i Bizantini e la religione cattolica era tornata a essere il culto preponderante. Al centro, la guerra greco-gotica, un conflitto ventennale (535-553 d.C.) che aveva contrapposto l’Impero bizantino e gli Ostrogoti, finita con la vittoria di Narsete (generale bizantino) contro Totila (re ostrogoto) nella battaglia di Gualdo Tadino.
Ravenna nel VI secolo era una città vivace sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista economico. Se la ricchezza della produzione artistica è ancora oggi visibile a tutti anche solo nella magnificenza dei mosaici che decorano tanti monumenti, meno conosciuto è il ruolo della città all’interno dell’economia mediterranea del periodo.
La sua posizione avvantaggiata negli scambi commerciali via mare e il suo inserimento nella rete fluviale transpadana, avevano fatto sì che Ravenna fosse al centro di un’intensa rete di commerci.
“La città resta inserita in flussi di portata continentale. A Ravenna, deficitaria sul piano alimentare, giungono massicciamente grano e derrate dai possessi siciliani della sua chiesa. D’altra parte vi sbocca da Bisanzio una corrente commerciale di oggetti di lusso. Tanto che si abbozza un triangolo Sicilia-Ravenna-Bisanzio fra i più forti nell’economia di scambio del Mediterraneo.”
L’essersi trovata nell’arco di un secolo all’incrocio di modelli culturali assai diversi ha reso Ravenna un luogo fecondo dal punto di vista sociale e culturale.
Il ceto dirigente cittadino - le alte cariche del clero, degli ufficiali e dei soldati - coincideva tendenzialmente con il ceto dei possessori fondiari. Una larga fascia della società cittadina si dedicava alla commercializzazione dei prodotti locali.
A Ravenna c’era “una varietà di presenze etniche e religiose. Lo studio dei papiri superstiti ci mostra una popolazione composita e senza troppe tensioni tra gruppi: con una maggioranza di latini originari, e poi cospicue minoranze di goti convertiti e latinizzati, di funzionari, militari e affaristi greci, di mercenari orientali (armeni, perso-armeni), di ebrei. la congiuntura politica favorisce naturalmente le fortune di bizantini e orientali, che al termine della guerra greco-gotica sono oltre il 40% dei possessori di terre del Ravennate. È infine una città con presenze sociali e professionali qualificate, rare, e dotate di alta capacità di spesa, grazie alle molte funzioni di direzione che vi si sono stabilite”.
Ricco era anche il commercio di schiavi attraverso la marineria adriatica.
[Fonte: C. Giovannini, G. Ricci, Le città nella storia d’Italia. Ravenna, Roma-Bari, Laterza, 1985, pp. 50-56.]