1844
1897
Notevole per il numero di persone che ospitava (50 monaci e 20 servitori) e per le ricchezze possedute, ma soprattutto per il ruolo culturale che svolgeva a livello locale e non solo. Il monastero ospitava scuole e accademie che tenevano sedute pubbliche e possedeva una libreria tanto nutrita quanto preziosa.
Nel 1512, in seguito alla battaglia di Ravenna, i monaci camaldolesi del monastero di Classe, da qui il nome Classense, si trasferirono all’interno delle mura cittadine per costituire quello che sarebbe diventato il più importante complesso monastico dell’Ordine.
L’idea di istituire un’accademia era stata avanzata già nel 1803, in età napoleonica, ma il progetto fu attuato solo molti anni dopo, grazie all’interessamento di Monsignor Lavinio de’ Medici Spada, vicelegato del Governo Pontificio giunto a Ravenna nel settembre 1824.
La chiesa abbaziale è stata costruita intorno al 1630 su disegno di Luca Danese, architetto ravennate. Secondo Gaetano Savini il muro prospiciente via Rondinelli apparteneva al precedente edificio medievale, anche se le caratteristiche dei laterizi e la tecnica costruttiva rimandano più verosimilmente all’età rinascimentale o moderna.
Il complesso di San Nicolò - di proprietà del comune dal 1983 - accoglie dal 2011 lo spazio espositivo TAMO Tutta l’avventura del mosaico, dedicato alla storia del mosaico e al ruolo culturale che ha avuto nella città di Ravenna, dall’antichità a oggi.
Tra le più antiche chiese della città, Sant’Agata Maggiore risale alle fine del V secolo, come dimostra lo stemma del vescovo Pietro II (494-519 d.C.) posto nella navata centrale, anche se nel corso del tempo ha subito numerose modifiche strutturali.
TAMO è un importante percorso espositivo, suddiviso in sei sezioni tematiche, che si dipana lungo la storia del mosaico ravennate dal I al XII secolo.
L’edificazione dell’Abbazia camaldolese, sede della Biblioteca Classense, ha inizio nel 1512, quando i monaci sono costretti a trasferirsi dal monastero di Classe, saccheggiato durante la Battaglia di Ravenna, nei loro possedimenti in città. Per tre secoli l’Abbazia è stata oggetto di continui ampliamenti, divenendo nel corso dei secoli uno dei più grandi e maestosi monumenti dell’Ordine Camaldolese.
Per conservare il prezioso patrimonio librario dei camaldolesi, l’abate Pietro Canneti affidò all’architetto e religioso camaldolese Giuseppe Antonio Soratini l’incarico di progettare e realizzare la cosiddetta «Aula magna».